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Fondazione
Eleutheria

promotore di
attività culturali

NEW YORK
F(o)unding Culture: experience of Central Europe and the United States

 

Contributo di Francesco Augusto Razetto, Presidente della Fondazione Eleutheria al Simposio organizzato dall’Aspen Institute.

22. 5. 2013

Le motivazioni che spingono ad investire in arte essenzialmente sono due, con ragioni e logiche completamente diverse. La prima segue una logica di INVESTIMENTO mentre la seconda una logica che potremmo definire FILANTROPICA.

L’acquisto di opere d’arte, altre ad appagare un naturale senso estetico e di possesso, può essere indubbiamente un investimento. Nel XVI e nel XVII secolo i quadri fiamminghi venivano utilizzati come moneta contante e le principali famiglie nobiliari dell’epoca, diremmo ora, investivano in queste acquisti.

Da allora molte cose sono cambiate ma è indubbio che se i principali consulenti finanziari di oggi consigliano, alla propria clientela, una diversificazione dei propri investimenti (suggerendo di impegnare il proprio denaro in contante, beni immobili e investimenti anche in opere d’arte) è chiaro a tutti che siamo di fronte ad una comune ed accettato luogo di pensare.

E’ evidente che investire comporta dei rischi ed è così anche nell’arte. Supportati da un proprio gusto personale e a volte, sarebbe auspicabile, anche da un po’ di cultura, possiamo avvicinarci a questo mondo grazie anche all’aiuto di quei professionisti del settore, che sono i galleristi e le riviste specializzate. Purtroppo il mercato dell’arte nel centro Europa è differente dagli Stati Uniti d’America e dal resto dell’Europa e reagisce con dinamiche che gli sono peculiari.

Dopo il Comunismo, e quasi 50 anni di dittatura, non abbiamo in questi paesi un radicato sistema di professionisti del mondo dell’arte cui accennavo prima, semplicemente perché non c’erano, non esisteva un libero mercato e l’arte, quella di regime, non era oggetto di compravendita ma era asservita al potere e scadeva per lo più nella propaganda. Negli ultimi 20 anni molti coraggiosi hanno aperto Gallerie d’arte ma si sono scontrati con una duplice diffidenza; quella del mercato non abituato al mercante d’Arte e quella dei singoli artisti che, figli di quella stessa cultura, non capivano per quale motivo un’artista si dovesse affidare ad un terzo intermediario finendo per non accettare questa opportunità e preferendo una strategia di marketing autodidatta attraverso esposizioni personali o utilizzando internet.

Allo stesso tempo, in questi Paesi, abbiamo un’arte interessante proprio perché non condizionata dal mercato e libera di esprimersi dopo anni di forte condizionamento politico.

E’ compito degli esperti di settore investire le proprie energie sia nell’educare al gusto la propria clientela e al tempo stesso cercando, con incontri costanti con gli artisti, di eliminare questi pregiudizi, al fine di spiegare loro che non necessariamente l’artista è anche un buon promotore di se stesso. Allo stesso tempo non dovrebbero dimenticare di incentivare eventuali collaborazioni esterne con i colleghi galleristi di entrambi i continenti magari partecipando alle grandi fiere internazionali e non avendo paura di confrontarsi con realtà più grandi ma con la capacità di vedere in questo un’opportunità di crescita.

Ho detto all’inizio che esistono due motivazioni che spingono ad investire in arte: l’INVESTIMENTO e la FILANTROPIA. Il primo in modo diretto e il secondo, si potrebbe dire, in modo indiretto. Da sempre il mecenatismo ha supportato l’arte; dai Principi rinascimentali italiani ai Papi, gran parte dell’arte antica deve la quasi totalità della propria produzione alla generosità di pochi. La filantropia oggi si manifesta attraverso le fondazioni oppure attraverso il supporto diretto dei singoli o più frequentemente delle aziende che si fanno promotrici di restauri o sponsorizzatrici di eventi. Il ritorno di immagine è ben più grande di qualsiasi investimento pubblicitario e la visibilità è straordinaria e, in alcuni casi, permanente.

Un discorso a parte meritano le fondazioni ceche, slovacche e ungheresi. A differenza del sistema statunitense non offrono alcun vantaggio fiscale per quelle aziende che intendono investire parte delle proprie risorse in attività filantropiche. Questo limita non poco l’opportunità di accesso dei grandi gruppi industriali al mondo delle fondazioni che in pratica si alimentano grazie alla generosità di pochi. E’ indubbio comunque che è grande l’opportunità che è data a chi investe in modo indiretto nel mondo dell’arte. In termini di visibilità ed affermazione sociale, probabilmente - anche se in modo e in parte differente - solo lo sport offre le stesse occasioni.

Il rapporto con le istituzioni statali (musei, università, ministeri), è affidato, salvo alcune eccezioni, al caso, o, per dirla meglio, ai rapporti personali e alle simpatie che di volta in volta si riescono a costruire mentre manca una strategia di collaborazione di fondo. Pur avendo comuni interessi e finalità, gli enti culturali statali, manifestano in alcuni casi una rigidità, una mancanza di flessibilità e tempi di reazione che a volte sono di ostacolo a collaborazioni più ampie. Si avverte quasi un complesso di insicurezza nell’osare, nel cercare di sviluppare nuovi progetti mentre sarebbe auspicabile che loro stessi, proprio perché liberi dai condizionamenti del mercato, fossero i primi promotori di quei grandi progetti che solo in partnership, con collaborazioni tra Stato e Privato, possono realizzarsi.

Premesso tutto questo è necessario precisare che parlare di arte significa anche toccare quei fili sensibili che fanno di un gallerista non solo un commerciante e di chi investe in arte non solo un potenziale speculatore. Sappiamo troppo bene noi collezionisti quanta adrenalina provochi l’acquisto di un’opera e quanta delusione si provi dopo un’asta finita senza aver potuto aggiudicarsi l’oggetto desiderato. Mantenere vivo l’aspetto magico dell’arte è un compito primario che ci vede tutti impegnati come protagonisti; istituzioni, fondazioni, collezionisti, galleristi per restituire come merce di scambio, quelle sensazioni assolute che forse solo l’amore nella vita di tutti noi è stata capace di farci provare.